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Per incominciare
Sembra che per l’uomo moderno il vecchio, la roba vecchia, la gente vecchia, tutto ciò che ha la parvenza della malattia, siano una specie di scandalo, e c’è una forma di fanatismo che consiste nel trattare tutto come un prodotto di consumo da gettare: oggetti ed esseri umani alla stessa stregua. Tutto ciò che crolla per vecchiaia, dai volti agli oggetti, alle case, deve essere “cosmeticizzato” e reso uniforme per essere accettato. Vien da chiedersi se questo non sia, in parte, un tremendo rifiuto del mondo, che si spande con la produzione di oggetti inutili e immagini di consumo, senza più margini. Da un ragionamento “sull’antico”, per escludere il termine “vecchio”, utilizzato poche righe sopra, troppo ambiguo e scarno di significato, ci è venuto in mente che il prefisso “ante” del termine latino antīcus ha una doppia valenza: “ante” per indicare “davanti”, come nella parola “anteriore”, ma “ante” anche per indicare “prima”, come nel caso della parola “antefatto”.
Ecco allora che “antico” è un punto di riferimento perché è “prima” ma è anche “davanti”. Per cui ragionare per costruire Rivelazionerivista, ha sottinteso questo viaggio verso l’antico, ossia verso il prima, ma anche verso il poi. Ecco allora che l’antico risulta “davanti” a noi e allo stesso modo ci precede. Si tratta di riattivare la semplice percezione delle cose poco osservate, la capacità di guardare il mondo esterno così come è. Forse il problema di fondo sta nel provare a credere di nuovo al mondo esterno, perché sembra quasi che non crediamo più veramente al mondo esterno, ma crediamo solo a un’immagine di noi stessi da proiettare in base all’estetica spettacolare dei consumi.
Ormai l’obbligo principale in tutte le attività sembra quello di fare dei prodotti di consumo e di facile smercio. Il che vuol dire che non può esserci alcuna ricerca se non nella direzione del cosiddetto marketing.
Nella letteratura sta accadendo lo stesso e i libri diventano sempre più tutti uguali, scritti nello stesso modo. Rivelazionerivista è creata da persone che di questo modo se ne sbattono e vogliono solo stare “prima” e “davanti”. Il numero zero parte con un tema molto caro a Beckett: “L’attesa”. Non era forse così per Vladimir ed Estragon in attesa di Godot?
D.B.
Per incominciare
Rivelazionerivista è il tentativo di un collettivo. Stiamo provando a rendere visibili le tracce del tempo in un mondo che tende al restauro totale del visibile e dell’invisibile per farlo sempre più uguale a un’immagine patinata per i social e la réclame.
Sembra che per l’uomo moderno il vecchio, la roba vecchia, la gente vecchia, tutto ciò che ha la parvenza della malattia, siano una specie di scandalo, e c’è una forma di fanatismo che consiste nel trattare tutto come un prodotto di consumo da gettare: oggetti ed esseri umani alla stessa stregua. Tutto ciò che crolla per vecchiaia, dai volti agli oggetti, alle case, deve essere “cosmeticizzato” e reso uniforme per essere accettato. Vien da chiedersi se questo non sia, in parte, un tremendo rifiuto del mondo, che si spande con la produzione di oggetti inutili e immagini di consumo, senza più margini. Da un ragionamento “sull’antico”, per escludere il termine “vecchio”, utilizzato poche righe sopra, troppo ambiguo e scarno di significato, ci è venuto in mente che il prefisso “ante” del termine latino antīcus ha una doppia valenza: “ante” per indicare “davanti”, come nella parola “anteriore”, ma “ante” anche per indicare “prima”, come nel caso della parola “antefatto”.
Ecco allora che “antico” è un punto di riferimento perché è “prima” ma è anche “davanti”. Per cui ragionare per costruire Rivelazionerivista, ha sottinteso questo viaggio verso l’antico, ossia verso il prima, ma anche verso il poi. Ecco allora che l’antico risulta “davanti” a noi e allo stesso modo ci precede. Si tratta di riattivare la semplice percezione delle cose poco osservate, la capacità di guardare il mondo esterno così come è. Forse il problema di fondo sta nel provare a credere di nuovo al mondo esterno, perché sembra quasi che non crediamo più veramente al mondo esterno, ma crediamo solo a un’immagine di noi stessi da proiettare in base all’estetica spettacolare dei consumi.
Ormai l’obbligo principale in tutte le attività sembra quello di fare dei prodotti di consumo e di facile smercio. Il che vuol dire che non può esserci alcuna ricerca se non nella direzione del cosiddetto marketing.
Nella letteratura sta accadendo lo stesso e i libri diventano sempre più tutti uguali, scritti nello stesso modo. Rivelazionerivista è creata da persone che di questo modo se ne sbattono e vogliono solo stare “prima” e “davanti”. Il numero zero parte con un tema molto caro a Beckett: “L’attesa”. Non era forse così per Vladimir ed Estragon in attesa di Godot?
D.B.
Sembra che per l’uomo moderno il vecchio, la roba vecchia, la gente vecchia, tutto ciò che ha la parvenza della malattia, siano una specie di scandalo, e c’è una forma di fanatismo che consiste nel trattare tutto come un prodotto di consumo da gettare: oggetti ed esseri umani alla stessa stregua. Tutto ciò che crolla per vecchiaia, dai volti agli oggetti, alle case, deve essere “cosmeticizzato” e reso uniforme per essere accettato. Vien da chiedersi se questo non sia, in parte, un tremendo rifiuto del mondo, che si spande con la produzione di oggetti inutili e immagini di consumo, senza più margini. Da un ragionamento “sull’antico”, per escludere il termine “vecchio”, utilizzato poche righe sopra, troppo ambiguo e scarno di significato, ci è venuto in mente che il prefisso “ante” del termine latino antīcus ha una doppia valenza: “ante” per indicare “davanti”, come nella parola “anteriore”, ma “ante” anche per indicare “prima”, come nel caso della parola “antefatto”.
Ecco allora che “antico” è un punto di riferimento perché è “prima” ma è anche “davanti”. Per cui ragionare per costruire Rivelazionerivista, ha sottinteso questo viaggio verso l’antico, ossia verso il prima, ma anche verso il poi. Ecco allora che l’antico risulta “davanti” a noi e allo stesso modo ci precede. Si tratta di riattivare la semplice percezione delle cose poco osservate, la capacità di guardare il mondo esterno così come è. Forse il problema di fondo sta nel provare a credere di nuovo al mondo esterno, perché sembra quasi che non crediamo più veramente al mondo esterno, ma crediamo solo a un’immagine di noi stessi da proiettare in base all’estetica spettacolare dei consumi.
Ormai l’obbligo principale in tutte le attività sembra quello di fare dei prodotti di consumo e di facile smercio. Il che vuol dire che non può esserci alcuna ricerca se non nella direzione del cosiddetto marketing.
Nella letteratura sta accadendo lo stesso e i libri diventano sempre più tutti uguali, scritti nello stesso modo. Rivelazionerivista è creata da persone che di questo modo se ne sbattono e vogliono solo stare “prima” e “davanti”. Il numero zero parte con un tema molto caro a Beckett: “L’attesa”. Non era forse così per Vladimir ed Estragon in attesa di Godot?
D.B.
Introduzione
Non ha
Certezze
Né
Risposte
Non
Tranquillizza
Non
Pacifica
Non
Ammicca
Non
Semplifica
Non
Salva
Nessuno
Buona Lettura
C.F.
Oppure
Introduzione
Non ha Certezze Né Risposte Non Tranquillizza Non Pacifica Non Ammicca Non Semplifica Non Salva Nessuno Buona Lettura C.F. |